Scotland 2.0

La parola “freedom” che riecheggia nella testa.

È tutto ciò che ricordo della prima volta in cui sono sceso dal minivan e ho posato il piede (rigorosamente sinistro) sul suolo scozzese. Non parlo dell’aeroporto di Edimburgo, ovviamente. Parlo di Loch Assynt, di Ardvreck Castle, dove ho provato a realizzare la prima sequenza time-lapse del viaggio, mentre sgranocchiavo un gambo di sedano intinto nell’humus, per poi recuperare la fotocamera ancora sul cavalletto e tornare verso il minivan, perché stava iniziando a piovere sul serio.

Quel viaggio intrapreso per realizzare un video per Montura, ambientato nell’immensità del paesaggio scozzese, ma anche per vedere un amico, Fortunato, con il quale fino ad allora avevo comunicato soltanto a distanza, tramite Alessandro, in qualità di autore della musica per i video da loro precedentemente realizzati.

Questo video:

Quel desiderio di andare io stesso lì per realizzare qualcosa insieme, ma anche per uscire, finalmente, per salire su un aereo, per spezzare una catena che da sempre mi teneva legato al posto in cui vivo, per seguire un istinto fino ad allora sopito, soffocato dalla mancanza di stimoli, di occasioni.

La parola “freedom” che riecheggia nella testa, mentre camminiamo lungo una scogliera, mentre improvvisiamo una sessione di piegamenti a un passo dall’oceano, mentre becchiamo secchiate su secchiate d’acqua e ci rendiamo conto del fatto che non saremmo mai riusciti a vedere l’autunno, con la sua magica atmosfera e i suoi sgargianti colori, perché sugli alberi non v’erano più foglie da potersi colorare.

Mentre da un Glencoe più invernale che autunnale decidiamo di virare verso l’isola di Skye.

Mentre dalle casse del minivan non usciva altro che questa, la colonna sonora che ha accompagnato l’intero viaggio, la musica che mi ha permesso di viaggiare, in tutti i sensi, di rendere onore allo spirito del mio essere lì:

Non proverò a descrivere ciò che ho potuto ammirare su quell’isola perché non credo che ne sarei capace. In un momento storico estremamente delicato per me, mentre la mia vita stava cambiando, probabilmente senza che io me ne rendessi davvero conto, mentre iniziavo a muovere i primi passi su un sentiero che sto ancora percorrendo, passi incerti ma pieni di speranza e di fiducia, avere la possibilità di essere così vicino a tali meraviglie, ad un paesaggio così antico, solido, fiero è stato uno dei doni più belli che la mia anima abbia mai potuto ricevere.

Tutto ciò che posso dire è che quegli scenari, quegli odori, quei suoni sono rimasti impressi nella mia mente, mi hanno segnato profondamente e non li dimenticherò mai, come non dimenticherò mai i ricordi ad essi legati. Tutti i ricordi ad essi legati.

A distanza di quasi un anno sono tornato qui, in Scozia. Non nella mia Scozia, in un’altra Scozia, la Scozia 2.0, dove quel “2” non deve necessariamente indicare un miglioramento.

È in realtà di questa “nuova Scozia” che avevo inizialmente intenzione di parlare, in questo post, ma mi rendo conto ora che quei ricordi, quelle sensazioni e quelle emozioni hanno preso il sopravvento, ancora una volta.

Già, perché durante tutto il periodo trascorso tra Glasgow ed Edimburgo, tra il 1 e il 13 agosto, non sono riuscito a smettere di pensare neanche per un solo istante a tutto ciò che riguardava il mio primo viaggio, in quella Scozia che mi ha rubato un pezzettino di cuore e lo ha tenuto per sé.

Questa Scozia è diversa, è la Scozia degli European Championships 2018 #EC2018 #TheMoment #Glasgow2018, è una Scozia sportiva, urbana, eterogenea. Non meno interessante ma, per un insaziabile divoratore di paesaggi quale io sono, certamente meno emozionante. Questa è stata un’esperienza preziosissima dal punto di vista professionale, umano, organizzativo, ma la Mia Scozia è stata emozione pura. È stato un perdersi continuamente tra una montagna e una scogliera, tra una nuvola e un ciuffo d’erba, tra un albero e una roccia, tra una cascata e l’oceano e poi, la sera, la notte, perdersi tra mille pensieri che portavano tutti nella stessa direzione.

Non so, a questo punto, a cosa si riferisca quello “Scotland 2.0” nel titolo. Probabilmente a una sorta di stream of consciousness retroattivo, scaturito da questo secondo viaggio scozzese e rivolto al primo.

Forse questo post avrebbe dovuto riguardare il dietro le quinte del lavoro svolto a Glasgow, magari mostrare qualche aspetto particolare di cosa succede durante un campionato europeo, non so.

Questo è un altro di quei momenti in cui scrivo senza cercare di mantenere il controllo sui miei pensieri, per cui la mente fa un po’ ciò che vuole. D’altra parte, come ho scritto nella “premessa”, nell’episodio zero, non ho un’idea ben precisa di cosa questo spazio debba contenere, per cui tanto vale togliersi qualche pensiero dalla testa e cominciare a gettarlo nello scatolone.

Ammetto, ad un certo punto, di aver pensato di convertire questo “Episode 1: Scotland 2.0” in “Episode 1: Scotland 1.0”, per poi dare un seguito alla cosa, ma non ho intenzione di forzare nulla, per cui questo resta “Scotland 2.0”, con tutte le contaminazioni del caso.

Diciamo pure che, su questa pagina, volevo riversare qualche momento, qualche pensiero, qualche foto di quella prima, meravigliosa volta in Scozia e anche di questa seconda esperienza.

Ad accomunare questi due trascorsi, probabilmente, c’è solo il “fine ultimo” di realizzare dei contenuti audiovisivi. Ho ancora del materiale da montare, girato nove mesi fa, così come ho del materiale girato in quest’occasione, e credo proprio che, tra un lavoro e l’altro, cercherò il modo di finalizzarlo in due video, che potranno rendere l’idea di quanto diversi siano stati questi due viaggi.

Per ora mi accontento di lasciare qui un rimando alla mia “prima” Scozia, quella vera, e condividere alcuni scatti realizzati in questa seconda occasione. Sento che parlerò ancora di Scozia, anche solo per condividere i due piccoli “vlog” che monterò con le riprese realizzate.

Forse da queste poche foto riuscirete a cogliere l’essenza di ciò che ha rappresentato per me questo viaggio – almeno chi mi conosce potrebbe riuscirci. Dalle altre avrete soltanto l’ennesima conferma della mia “giapponesità” e del fatto che non riesco a stare senza scattare foto. Ci ho messo 24 anni a capire che avrei dovuto dedicarmi alla fotografia, eppure i segnali c’erano. Ventiquattro anni per decidermi a comprare la mia prima macchina fotografica “seria”, quella di cui parlavo nell’episodio 0.

Magari in uno dei prossimi episodi parlerò anche di cosa rappresenta per me la fotografia, sperando di non scadere in troppi cliché.

Per ora posso soltanto dire che grazie alla fotografia ho conosciuto persone alle quali sono molto legato, persone tramite le quali ho conosciuto persone che, spero, porterò con me per il resto della vita.

Posso dire che grazie alla fotografia ho provato emozioni che, credo, nessun altro lavoro può donare.

Grazie alla fotografia ho anche raggiunto livelli di stress difficilmente immaginabili.

Ma grazie alla fotografia sono andato in Scozia.

Vi lascio ad un post che ho pubblicato su Facebook mentre ero ancora tra Glasgow ed Edimburgo e ad alcuni scatti.

Cheers.

~ Per la seconda volta in Scozia a distanza di nove mesi, per motivi diversi, anche se non estremamente diversi, mi…

Pubblicato da Alessio Felicioni su Lunedì 6 agosto 2018