3…6…0… Go!

C’è sempre un momento nella vita di un individuo in cui questi si trova a non sopportare più quel sassolino nella scarpa, con il quale convive da tanto di quel tempo da averne praticamente metabolizzato la presenza, nonostante il fastidio.

Per me uno di questi sassolini è una sorta di “pigrizia selettiva”, che mi ha spesso portato a non sviluppare un progetto o un’idea perché “spaventato” dal tempo necessario perché questa potesse essere preparata.

Avete letto bene: non completata, bensì preparata. Predisposta. Allestita. Imbastita.

Dalle cose più stupide, come una semplice foto da mandare ad un concorso di fotografia digitale, a quelle più complesse come, che so… il progetto della realizzazione di un concept musicale.

Uno dei settori di cui mi occupo che sono maggiormente “colpiti” da questo atteggiamento apatico/procrastinatoristicatorio “a macchia di leopardo” è il video. Più o meno da quando ho iniziato ad occuparmi di video, tolto il periodo iniziale in cui qualsiasi cosa potesse essere sperimentata era ben accetta, ho spesso evitato di lanciarmi nella concretizzazione di un’idea a causa di vincoli auto-imposti, totalmente immotivati, e teorie complottiste (contro me stesso) riguardo il “troppo tempo” che sarebbe servito per preparare tutto.

Da qualche mese, soprattutto alla luce degli ultimi eventi catastrofici (e no, non sto parlando SOLO del coronavirus), mi sono trovato sempre più spesso a pensare a quanto tempo ho perso o, più precisamente, “non ho sfruttato”, tempo che mi avrebbe permesso di sperimentare tecniche e di mettere in pratica teorie o idee avute in tempi non sospetti, magari prima che qualcuno meno pigro di me pensasse la stessa cosa; con la piccola differenza che poi quello premeva anche “REC”.

Per quest’anno mi sono ripromesso di produrre più contenuti, siano questi fotografici o video, di esplorare nuove possibilità creative, di sperimentare strade nuove, più “agili” e “smart”.

Dopo la botta di Tenerife

ho deciso che, come parte del programma di “riabilitazione”, avrei cercato di sabotare la “pigrizia selettiva” prima che questa potesse continuare a sabotare me.

Ciò mi ha portato a due importanti novità, una delle quali è oggetto di questo breve scrittino (alla seconda dedicherò una serie di riflessioni autonome).

La prima di queste novità

È l’acquisto della Insta360 GO

[pic. by me, scattata e trasferita, senza post produzione, solo l’overlay degli esagoni].

Una “action cam” grande quanto una supposta per elefanti, magnetizzata e applicabile, con un apposito ciondolo, direttamente sotto la maglietta (senza contare altri mirabolanti accessori). La particolarità di questo prodigio della tecnologia è che non è dotata di display e neanche di pulsanti, eccezion fatta per l’unico tastino pigiabile: quello per avviare e stoppare una registrazione. Che è posto sul retro della camera, quindi permette di registrare una clip semplicemente premendo la supposta stessa.

La cosa che più mi intriga di questa cam è che registra clip video di durata prestabilita, a scelta tra 15, 30 o 60 secondi; questo sposta l’attenzione sul content-making, senza starsi a fare troppe menate. Voglio registrare una clip? Schiaccio e faccio quello che devo fare, la camera va da sola e si stoppa alla fine. Entra automaticamente in stand-by ed è sempre “pronta”. Abituato a utilizzare fotocamere (reflex o mirrorless), a smanettare con i parametri, con l’esposizione, con l’inquadratura, questo approccio è tanto straniante quanto stimolante. Certo, il mio bisogno di avere “tutto sotto controllo” cozza discretamente con la natura stessa di questa modalità di ripresa, ma bisogna sempre un po’ mettersi alla prova, andare oltre quelli che sono i propri schemi e, quindi, uscire dalla comfort zone.

Questa action-cam è piccolissima, la puoi letteralmente portare ovunque e ha un potenziale infinito. E smetto di parlarne perché non voglio spoilerare troppo.

Un altro aspetto del nuovo approccio “ibrido” che ho intenzione di applicare alla produzione dei contenuti è quello dello “smart editing”, termine che – teoricamente – ho appena coniato. Spesso quando sono all’estero o in giro per lavoro mi capita di avere un’idea, di pensare ad una piccola clip da girare, ma va quasi sempre a finire in un nulla di fatto (vedi primo paragrafo). Ciò accade perché spesso “faccio a botte” con i mezzi a mia disposizione; tendo a voler utilizzare gli strumenti che uso per lavorare anche per la produzione di contenuti più “leggeri”; realizzare contenuti di qualità, sempre e comunque, è una mia prerogativa, ma riprendere con camere “professionali” richiede tempo per la post-produzione, oltre che per il montaggio; pertanto ho pensato che “alleggerirsi” un po’ (lo so che “abuso” di virgolette) possa essere la chiave per riuscire a concretizzare di più. Questo, oltre che alla scelta dei mezzi per “vloggare”, si riflette anche sugli strumenti usati per finalizzare i contenuti. Poco più di un anno fa ho acquistato un iPad Mini 4, con il solo intento di impiegarlo per pilotare il drone; effettivamente, al di là di qualche testo scritto in aereo, questo è stato il 99% dell’utilizzo che ne ho fatto,

MA.

Con un abbonamento Creative Cloud attivo dal 2014 e un tablet A5 con tanto potenziale, perché non sfruttarlo? Perché non montare i contenuti “smart” direttamente in modo “smart”?

Quindi ho finalmente installato Premiere Rush e mi sono voluto cimentare in un primo, grezzo esperimento di video “on-the-fly”. Le riprese sono state realizzate utilizzando Insta360 GO, DJI Osmo Pocket e il telefono, il mio Huawei P30 pro, durante una domenica tranquilla, oltre un mese fa. Ho importato le varie riprese direttamente sull’iPad, collegando i dispositivi (nel caso del telefono, trasferendole tramite Telegram). CHIARAMENTE il tempo di download e trasferimento è superiore rispetto a quello di un’importazione diretta sul PC, ma nel frattempo facevo altro.

Vi lascio il video qui sotto.

Come già detto, tutto ciò si concretizza in un cambiamento abbastanza radicale nel mio approccio alla creazione di contenuti, che non va assolutamente ad intaccare l’aspetto puramente lavorativo, ma che ritengo sia un valido esercizio per liberarsi da una serie di vincoli e costrizioni. Per ora sto ancora sperimentando, e continuerò a farlo.

In questi giorni, oltre a lavorare da casa, avrò modo di testare varie configurazioni e, una volta che la situazione sarà tornata alla normalità, cercherò di portarle “fuori”.

Al di là di eventi catastrofici, direttamente subiti dalla mia persona e non, questo è un periodo di grandi cambiamenti.

E la seconda novità?

A quella dedicherò un post a parte, nei prossimi giorni :)

Mi raccomando, siate responsabili, rispettate le regole imposte, si può rinunciare alla “movida” per un mese, più ci impegniamo, tutti quanti, più possibilità abbiamo di far finire questa brutta situazione il prima possibile.

Se invece facciamo i coglioni, fregandocene delle restrizioni, beh amici, vuol dire che in qualche modo il #coronavirus ve lo meritate. Io mi escludo :)

Dalla mia abitazione, per ora, è tutto, stay tuned!

Cheers