Alba – Colours of Scotland

La Scozia è certamente uno dei luoghi più variegati dal punto di vista paesaggistico. Tale varietà di colori e scenari è tuttavia spesso associata alla varietà (instabilità) delle condizioni climatiche.
Non è sempre facile riuscire a restituire in foto ciò che il paesaggio scozzese riesce a donare agli occhi.

Sono partito per questo viaggio con Fortunato Gatto, in camper, alla fine di ottobre del 2017.

Le condizioni meteorologiche trovate non sono state assolutamente favorevoli in quanto il cielo ha mandato giù acqua per l’80% del tempo trascorso lì. Allo scenario mozzafiato spesso era accostata la frustrazione del non poter posare a terra il cavalletto per scattare una bella foto e, anche nel caso delle albe o dei tramonti, le foto sono state realizzate entro dei brevissimi lassi di tempo durante i quali la pioggia donava un po’ di tregua.

Il mio forte desiderio di restituire la mia modesta testimonianza di questo posto meraviglioso, tuttavia, andava oltre l’ostacolo del non riuscire a trovare il modo di allestire un setup fotografico adeguato, per questo ho scattato, anche a mano libera, anche sotto la pioggia, perché volevo che ciò che la Scozia stava lasciando impresso nella mia mente potesse restare in una gallery, per quanto breve e “povera” questa potesse risultare.

Molti vedono la fotografia di paesaggio come un puro esercizio di tecnica, ma non è così.

Fotografare è raccontare, qualsiasi cosa si stia fotografando; con le dovute eccezioni, ma il paesaggio non figura tra queste. Fotografare il paesaggio è dare una testimonianza di una particolare condizione, di un particolare momento della storia di un luogo, iniziata milioni di anni fa e che prosegue fino ad oggi.

Sarebbe bellissimo poter accostare fotografie di questi luoghi nei tempi in cui erano ancora nascenti, che ancora oggi ai nostri occhi appaiono primordiali, a foto realizzate ora, per vedere come il tempo abbia lasciato il suo segno indelebile sul terreno.

Ad ogni modo, questo è il mio percorso attraverso le infinite gocce di pioggia che mi hanno rigato il viso, mentre ammiravo questi scenari mozzafiato, attraverso gli schizzi dell’acqua che l’oceano buttava ai piedi del cavalletto, attraverso le carezze e gli schiaffi del vento, sempre presente, che mi intrecciava i capelli, attraverso i suoni e i rumori che ognuno di questi luoghi portava con sé e sussurrava all’orecchio.

Questi sono otto di quei “click” che interrompevano questi silenzi fatti di melodie ancestrali sussurrate dalla terra, dall’aria e dall’acqua.

Questa è Alba, com’era chiamata nell’antico Gàidhlig, il gaelico scozzese: la mia Scozia.

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