Come fotografo e videomaker, sono alla costante ricerca di stimoli per la mia creatività; la sperimentazione, nel mio processo artistico (e artigianale), è sempre stata un elemento determinante, che mi ha permesso di andare oltre il limite delle mie conoscenze e spostarlo sempre un po’ più in là. Ho sempre avuto chiara in testa la realizzazione finale, anche quando non avevo ancora strutturato bene tecnicamente il da farsi. Avevo in mente una simmetria, anche se non necessariamente “palese”, un contrasto, una giustapposizione di immagini simili, ma diverse, e questo è ciò che sono andato a realizzare, scontrandomi con tutte le difficoltà del caso e superandole, al meglio delle mie possibilità.
Come per la stragrande maggioranza dei progetti audiovisivi ai quali mi dedico, ho curato interamente la produzione, dall’idea all’immagine, completando il tutto con il sonoro. È tradizione, per me, curare i progetti a 360 gradi, secondo quelle che sono le mie competenze, e la musica è certamente la più antica tra queste, pertanto non può mai mancare. In questo caso, ho realizzato sette composizioni di concerto con quello che era il mio mood, al momento delle riprese. Ogni lavoro a contatto con la natura mi lascia delle sensazioni fortemente impresse nell’anima, che poi rivivo nel momento in cui ho a che fare con quel materiale. Concretizzare tali sensazioni in musica è sempre una grande sfida, ma anche un’emozione unica, sempre diversa.
La scelta della lingua inglese per il titolo è, come spesso accade, dettata da un fattore “sonoro”. Detto in modo meno paraculo: mi suonava meglio in inglese che in italiano! Fin da piccolo ho sempre avuto una particolare predisposizione per le lingue, che mi ha portato a perfezionare l’inglese negli anni, da solo, fino ad arrivare al punto in cui nella mia testa è diventato intercambiabile con l’italiano; ma non mi piace mai limitarmi a ciò che so!
Per il progetto più grande mai realizzato finora, Shùil, ho usato una parola in gaelico (Shùil, appunto), mentre per un altro progetto musicale in corso di realizzazione mi sono spostato su un termine francese, per il suono e per la parola stessa, estremamente grafica, che mi ha suggerito immediatamente un logo.
Qui il ragionamento non è stato molto diverso. Ho pensato di cambiare il nome in “Così lontano, così vicino”… ma semplicemente non mi suona altrettanto bene come “So far, so close”.
Spero che questa mia realizzazione sia di vostro gradimento, certamente c’è per me l’intenzione di portarla avanti nel tempo e di realizzare altri video di questo tipo.
Raramente, quando ho l’idea per creare qualcosa, penso all’impatto che potrebbe avere su un eventuale osservatore, o comunque non è mai il mio primo pensiero.
Se ritengo un’idea stimolante per me, per la mia “fame artistica” e per la mia passione sempre crescente verso quello che faccio, la porto avanti fino alla fine! Questo è stato il caso di So Far, So Close. Attendo vostri commenti a questo lavoro e ci vediamo al prossimo!
Cheers