RESOLVEre i problemi

Disclaimer: questo post non vuole assolutamente essere una recensione su Blackmagic Design Davinci Resolve.

Fine del post, grazie a tutti per la lettura.

Scherzi a parte, dato che tanti di voi si saranno probabilmente affezionati ai miei scleri occasionali nei confronti di Adobe Premiere Pro (che sono occasionali in quanto sono molto selettivo nei confronti delle minchiate da pubblicare su Facebook, perché altrimenti diventerebbero quotidiani), non vorrei deludere magari l’aspettativa nel continuare a vedere un certo trend in questa pratica calunniatoria nei confronti di un software così utilizzato e amato.

Dopo questa frase così complicata vado a fare un giro per casa (non posso uscire perché… #coronavirus, #iorestoacasa) per far uscire un po’ di vapore dal cervello e poi riprendo a scrivere.

Disclaimer 2: Io uso (e pago) Premiere da 6 anni, conosco bene Premiere, insegno Premiere e, per una serie di motivi, dovrò continuare a farne uso (anche se in modo marginale). Di nuovo: non sto qui a combattere una crociata per la quale non sarei minimamente titolato né tantomeno giustificato. L’unico scopo di questo #scrittino è, al solito, quello di condividere un’esperienza, che magari potrà essere utile ad altri che, come me, si trovano ad affrontare problemi ormai arcinoti a noi umili Premiere users on Windowzzzz.

Ah, prima che me ne dimentichi: questo post è la “seconda novità” di cui parlo nel precedente, quello sulla Insta360Go, che linko QUI.

Davinci Resolve, per chi non lo sapesse, è un software di editing video, sviluppato da Blackmagicdesign, inizialmente molto incentrato sul color grading, anche in ambiti MOLTO elitari/professionali. Nel corso della sua evoluzione questo software ha incluso sempre più funzionalità interessanti fino a diventare, oggi (con la versione 16.2, che ho acquistato), una VALIDA alternativa ad altri software di montaggio più conosciuti e blasonati.

Come sono passato da un utilizzo così radicato di Premiere a questo software, così leggiadro e sbarazzino?

Ho avuto il primo “contatto” con Resolve nel 2016 (se non ricordo male), perché all’epoca ero in piena fase “adolescenziale” con il video: tutto ciò che si potesse sperimentare, era ben accetto. La sperimentazione, tuttavia, era spesso e volentieri associata all’incostanza, e questo primo incontro non ebbe alcuna conseguenza.

Lo scorso anno, esattamente a gennaio, scaricai nuovamente Resolve, in versione free, e Capture One (poco dopo acquistato), software di post produzione fotografica ben più potente di Lightroom. Tale decisione era strettamente legata ad una necessità ben presente: quella di poter tagliare le riprese realizzate con il mio drone. Già, perché tramite Premiere non riuscivo in alcun modo a visualizzare (e, di conseguenza, montare) le riprese acquisite con il mio piccolo amico elicodotato, ciò risultando in una immane frustrazione da parte di me, povero videomaker frustrato, che si è assemblato una Workstation desktop con il solo intento di… montare video. Dunque, cerca di qua e cerca di là, ho provato a RESOLVEre questo problema scaricando Resolve e provando a buttarci dentro le riprese aeree. Risultato: zero issues. Playback delle riprese in tempo reale, senza rallentamenti: non faceva una piega.

MA

per pigrizia mi limitai a convertire ed esportare le riprese, e montare il video per il quale mi urgevano con Premiere.

QUESTO VIDEO QUI.

Da lì è trascorso circa un anno, nel quale ho continuato a utilizzare Premiere; a gennaio mi sono trovato in una situazione paurosamente simile a quella sopra descritta, ovvero: devo montare il DRONEFOLIO, ossia un video-portfolio che mostri il mio lavoro svolto con il drone nell’anno 2019. Wow, sono fregato! Devo nuovamente impiegare Resolve per selezionare tutte le riprese, in modo da poterle poi esportare e montare con Premiere!

Solo che, stavolta, dopo averle selezionate, ho deciso che ne avevo abbastanza.

Insieme all’amico Pasquale, auto-motivandoci a vicenda, abbiamo deciso che era finalmente giunto il momento di lasciare la strada vecchia per la nuova. Così abbiamo preso a seguire il corso di Davinci Resolve sul sito ufficiale dell’azienda produttrice; è bastata una video-lezione e mezza… il giorno seguente ero in negozio per acquistarlo.

Da lì ho cominciato ad utilizzarlo quotidianamente e, mentre sto scrivendo questo post, ci ho già montato quattro video, e altri due sono avviati.

Tra i miei pochi pregi c’è sicuramente quello di avere una curva di apprendimento molto ripida, ciò mi ha senz’altro aiutato a superare il primo scoglio, quello più grande: l’interfaccia. Nuovo software, nuova interfaccia e, se sei abituato ad utilizzare un sistema da 6 anni, è davvero difficile comprendere determinate scelte, molto controverse rispetto a quelle con le quali convivi ormai da tempo. Devo ammettere che avevo parecchi pregiudizi riguardo le possibilità di riuscire a montare in modo agevole con Resolve, ma mi sono dovuto ricredere: erano pregiudizi dovuti all’ignoranza. Una volta apprese le basi, ho cominciato a capire e ad apprezzare tutta una serie di meccanismi e, nel giro di una settimana, ho potuto osservare un incremento di produttività che non sono neanche in grado di quantificare in percentuali, ma senz’altro sconvolgente.

Senza contare un altro aspetto: grazie a Resolve mi sono reso conto di quanto mi piaccia dedicarmi al color grading di un video, aspetto che prima vedevo in maniera molto “sbrigativa” (“Ho finito di montare il video, devo muovermi a fare la color”). Magari il tempo che risparmio nell’importazione e nella gestione dei media, nel montaggio e nell’esportazione lo recupero sulla color e alla fine il tempo che ci metto a finalizzare il video è lo stesso, NON LO SO. Ma anche se fosse, sicuramente avrei un video più curato.

Non voglio a questo punto andare in contraddizione con il “disclaimer 1”, dunque mi limito a concludere con un’osservazione di carattere generale, applicabile, probabilmente, a molti altri.

Per anni ho convissuto con tutta una serie di problemi “tecnici” e meccanismi contorti che mi hanno fatto perdere tanto tempo, riducendo la mia capacità di concretizzare sul lavoro, accumulando tanta frustrazione. La soluzione ce l’avevo davanti agli occhi, sul mio computer. Per abitudine, per pigrizia, per quello che vi pare, ho continuato a ignorarla, a far finta di niente. Perché, in fondo, quando ci si abbandona ad una routine, si accetta un po’ tutto, sia il positivo che il negativo; anche se quel negativo è fastidioso, tanto fastidioso, ma è al tempo stesso , in qualche modo… “rassicurante”.

Dato che, per il 2020, ho deciso che avrei cercato di rompere qualche schema, ecco che mi trovo qui, a condividere con voi questa mia esperienza, pensando che magari possa far accendere una lampadina nella testa di qualcuno.

Non è un discorso applicabile solo ad un software di montaggio, la vedo come una roba un po’ più “universale”; è un po’ come il prendere la macchina per qualsiasi cosa perché ci si è abituati, o continuare a comprare piatti e bicchieri di plastica.

In base alla mia esperienza personale, quando si ha una soluzione per poter star meglio la si deve sempre, SEMPRE prendere in considerazione. Male che va abbiamo perso un po’ di tempo, bene che va… abbiamo RESOLTO un problema.

Possiamo classificare questo post come #riflessionidaquarantena, anche se di certo non dedicherò un’apposita categoria sul blog a questa definizione.

Come sempre, grazie a tutti per aver speso una piccola porzione del vostro tempo prezioso per leggere questo piccolo delirio.

Forse ne seguiranno altri, forse no.

Chissà!

Buona quarantena, mi raccomando fate i bravi, #stateacasa, non siate irresponsabili, che presto finirà tutto (speriamo).

Cheers.