Russian Disagio

Da disagiato quale sono, questo post è stato realizzato nell’arco di tre “sessioni” di scrittura compulsiva. La necessità di scrivere, come sempre, mi coglie di sorpresa, come il corriere che citofona nell’esatto istante in cui hai finito di apporre la schiuma da barba sul collo e ti appresti a intraprendere la rasatura. E va benissimo così, stream of consciousness è, dal concepimento all’impaginazione. Buona lettura! 

Kazan – Russian Federation. 2021.11.02 – 2021.11.08

LEN European Short Course Swimming Championships. Un evento come tanti altri, un viaggio come tanti altri.

Un senso di precarietà nell’aria, che ti sposta a forza, come una folata di vento con una foglia inerme. La volontà di fare si scontra con un’ostilità percepita, nell’ambiente. Quella vasca che a Budapest era un enorme parco giochi, qui è quasi un ostacolo, un “nemico” da capire, e aggirare.

Amo riprendere il backstage, documentare ciò che rende “speciale” qualcosa: un evento, un prodotto. Amo portare fuori ciò che da fuori non si vede, ciò che io stesso non ho mai visto. E’ uno dei motivi per i quali ho intrapreso questo percorso professionale, partendo da quella che è sempre stata una grande passione, anche quando non aveva un fine specifico.

In questo momento sono in attesa di poter realizzare delle riprese; il pacchetto di taralli “Nina Farina”, dichiaratamente Vegan (e dichiaratamente russo), mi guarda, gridandomi di aprirlo, ma io non cederò a questa tentazione. Sto mangiando “bene”, ma male. Alterno riso, grano saraceno, bulghur e patate conditi principalmente con cavolfiore e broccoli e, se va bene, una manciata di piselli e fagiolini scongelati male. Tutto cucinato con l’approssimazione degna di una jena imbucatasi ad una gara di rutti tra leoni.

[2021.11.05]

Il reel di oggi è pronto, il tema è “Sport Action”. Bel tema, bella musica: Can You Feel my Heart, by Bring me the Horizon. Sarà pubblicato in serata. Nel frattempo ho selezionato tutte le riprese (finora disponibili) per il reel di domani e di dopodomani, in attesa di prelevare le altre dallo stream di Eurovision. Ho fatto housekeeping nel progetto del video recap, da montare una volta tornato, iniziando a predisporne l’editing,  la parte migliore. Dovrò realizzare altre riprese che includano i media, qualcosina più dalle competizioni; per quanto riguarda il riscaldamento ho già il materiale di cui ho bisogno ma non mi basta, non sono completamente soddisfatto. Non ho ancora “vinto” questo campionato. Non sento di star sfruttando al meglio questa situazione, eppure sto cercando di concentrare la mia attenzione su ogni dettaglio, come sempre, ma ho come l’impressione di non piacere molto a questa piscina… o forse è questa piscina a non piacere a me. Di solito il primo giorno è per ambientarsi, per fare conoscenza degli ambienti e degli spazi percorribili, capire come andare dove (e soprattutto quando); in questo caso confesso che di giorni per rendermi completamente conto ce ne sono voluti due. La piscina è immensa, i corridoi tutti uguali; la strada per arrivare dalla vasca alla sala stampa è percorribile con scazzo andante in circa 2 minuti. C’è un rialzo su praticamente ogni fottuta porta, per cui l’inciampo è dietro l’angolo… letteralmente. In questo momento sto ascoltando la colonna sonora di Tenet, pur non avendo ancora visto il film; evoca un’atmosfera surreale, nella quale in questo momento riesco a rivedermi al 100%: un misto di angoscia, disagio, concitazione e calma allo stesso tempo, ma non è una calma distesa, no. È una calma tesa, inquieta.

Il Covid ha decisamente complicato tutto, ma proprio tutto. A partire dai viaggi (che nel mio caso si limitano alle sole trasferte di lavoro). Mi capita spesso, come in questo momento, di trovarmi a pensare al fatto che “non so cosa sto respirando”.
Wtf? Prima era normale “respirare”, ora non lo è più. Ora, specialmente in una situazione come questa, nella quale sono in una piscina con altre persone (anche se in questa sezione della sala stampa siamo solo noi 6 del LEN Social Media Team ma ovviamente devo muovermi per la struttura), mi sorprendo in continuazione a pensare al fatto che potrei incrociare un positivo, un asintomatico, un checcazzonesò e che, nonostante dovrei stare abbastanza tranquillo perché 1) indosso sempre una FFP2, 2) sono vaccinato e 3) ho una conta di anticorpi piuttosto alta, c’è sempre dell’ansia randomica pronta a prendere il sopravvento. “Ho toccato quella cosa” -> gel igienizzante. Ho sfiorato la porta -> gel igienizzante. Quel russo ha preso il mio telefono per controllare quella cosa -> salviette igienizzanti imbevute di gel igienizzante (e kerosene, e ammoniaca, e il fuoco purificatore degli spiriti del bosco). Non mi sento al sicuro praticamente mai, anche la sera, rientrato in albergo, in una stanza nella quale ci sono soltanto io e la cui finestra è stata aperta per tutta la giornata; c’è sempre qualcosa che non torna. C’è sempre quel “Chissà cosa cazzo sto respirando”.
E cosa staresti respirando, deficiente?
Aria. Forse.

[2021.11.06]

Nel frattempo è passato un giorno, sono sempre qui, in sala stampa. Stavolta è la colonna sonora di Blade Runner 2049, altro film in lista. Tampone molecolare effettuato, in attesa di esito, che spero arrivi il prima possibile e sia ovviamente negativo. Oltre al “non sapere cosa si sta respirando”, mi capita spesso di immaginare fantasiose lotte tra i miei numerosi (pare) anticorpi e il virus che cerca di passare. Ovviamente me le immagino in stile fantasy, tipo orda di orchi ed esercito di elfi, nani, umani e quant’altro che cerca di bloccarla… perché si. Tra poco ho una sessione bella intensa di riprese: training + competition, minimo due ore e mezza, a contatto con atleti random. In cerca di un’ispirazione migliore di quella dei giorni scorsi. In realtà sono sempre il solito perfezionista. Se sono soddisfatto al 70% cerco l’80, se è l’80% cerco il 90 e se è 100 cerco la lode, che non mi darò mai perché, appunto, sono un perfezionista insoddisfatto del cazzo.
E si parte così, alla ricerca di quel 10% in più.

Tutte le medaglie sono selezionate e il video recap ha ora una bellissima timeline infinita con tutte le riprese acquisite finora già sistemate in “corsie” “diverse (già che siamo in tema di nuoto). QUARANTA MINUTI DI SELEZIONE DI RIPRESE, tra le mie e quelle tirate giù dalla piattaforma di Eurovision.

GUEST STAR!

Un po’ per la voglia di fare qualcosa di diverso e un po’ per la mancanza pressoché totale di peso a disposizione in valigia, questa volta non ho portato la Sony RX10, dunque per la prima volta sono senza la mia amata bridge, ma ho portato un mezzo ben più potente: il Nokia 6600 che, con i suoi poderosi 0.3 megapixel, mi sta regalando delle impareggiabili testimonianze fotografiche di questo viaggio così strano. Da quando l’ho rinvenuto, estratto da scatole dimenticate da Dio e dagli uomini, ho sentito subito il desiderio di metterlo alla prova. Il primo miracolo è il fatto che, una volta sostituita la batteria, non solo si è acceso ma è risultato anche perfettamente integro in ogni sua funzionalità. Il secondo miracolo è che, casualmente, avevo un altro Nokia, più recente, con il quale poter ricaricare la batteria (essendo la stessa), dal momento che lo slot per la ricarica del 6600 era fritto.

Dunque ho deciso, durante l’unico giro “libero” che ho fatto (finora) a piedi, di utilizzare soltanto il 6600 per catturare dei ricordi di questa esperienza così particolare. Un modo strano per ricordare qualcosa di strano (non so se s’era capito ma a ‘sto giro la parola d’ordine è: strano). Nonostante le sue avvenieristiche 0.3 megapizze, il nostro amico Ó.o (si chiama così) è riuscito a fornire una riproduzione[strana] delle scene prescelte per il ricordo, con sorprendente accuratezza e pixel grossi quanto un uovo di quaglia. Sarò risultato vagamente… strano… nel girare per Kazan con un telefono del 2004 a cercare composizioni manco fossi il fratello scemo di Hansel Adams, ma più probabilmente risultavo strano per il fatto che stessi in pantaloncini con temperature che andavano da 3 a -1 grado. Ma siete russi, non potete stupirvi di ciò o sarei costretto a rivalutare pesantemente gli scozzesi.

INTANTO:

Nokia 6600 Photogallery 1 – Around

Il Kremlino di Kazan è decisamente la cosa che mi ha colpito di più, anche perché è praticamente l’unica che sono riuscito a vedere. Lascio qualche foto qui di seguito. Ora mi accingo a tornare in vasca, percepisco il senso di inadeguatezza degli atleti nell’allenarsi senza vedere un tizio sovrappeso che girovaga per la vasca con mascherina, bib e accredito. Magari si ricordano della mia faccia dal 2019, magari anche no. Ma soprattutto sticazzi. Andiamo a lavorare.

INTANTO:

Nokia 6600 Photogallery 2 – Kremlin

Bonus: una cosa molto carina

Questa foto è stata assemblata con Photoshop 2022, a partire da 4 scatti realizzati con il 6600 del 2004.

[2021.11.08-09]

Bene, siamo alla parte più bella del post: quella POSTuma… (post, “post”uma… l’avete capita…?)

Durante l’ultima sessione di finali di domenica 7/11 c’è stata una vera e propria lotta per l’approvvigionamento di risorse temporali. In che senso?
Nel senso che per cercare di accaparrarmi più tempo possibile una volta rientrato in Italia ho cercato spasmodicamente di acquisire, catalogare, tagliare, disporre, riordinare e ri-selezionare tutte le riprese di questo ultimo giorno di campionato – peraltro riuscendoci, ma a prezzo di un mal di testa atroce, perpetratosi (nel senso che ha compiuto un delitto nella mia testa) fino al giorno successivo, a Istanbul, quando 3 falafel e un kebbeh sono riusciti a ridare un po’ di pace al mio organismo. Fino all’ultimo secondo con il computer acceso, a fare taglia&cucy, a spostare freneticamente clip da una “corsia” all’altra della timeline, pensando contemporaneamente a quali cose avrei dovuto rimettere in valigia. Alle 22:10 l’autobus per l’albergo, alle 23:10 l’autobus per l’aeroporto. Scendo al ristorante sperando in qualcosa di commestibile (e vegano) da poter riportare in stanza e trangugiare durante la preparazione della valigia, rinuncio all’idea di una doccia. Trovo dei paninuzzi fritti, come quelli onnipresenti al buffet. Ne prendo uno, lo apro… c’è carne. Non si capisce quale povera bestia fosse in vita, odora di agnello; ho fame, ma non ce la faccio. Lo lascio lì, sperando che qualcuno noti il taglio cesareo e asettico e lo prenda, recupero 3 fette di pane integrale e salgo in camera.

Dormire in aereo mi ha annientato, letteralmente. Un paio d’ore di “sonno”, circa, svegliato da uno svedese maledetto che voleva gentilmente informarmi della presenza della hostess con il carrello della cena/colazione/qualsiasicazzodicosafosse che comunque non avrei potuto mangiare. Io: “No thank you, just some still water”. La hostess sorride e prende l’acqua. Lui: “No food? That’s no good idea, you need food, for the muscles!”. Ride, flexando il bicipite. Svegliami un’altra volta e te la do sul naso una dimostrazione pratica di muscolatura. All’arrivo a Istanbul capisco che ho lasciato un intero fascio di nervi sull’aereo, scomodamente spalmati su quel maledetto sedile; è ufficiale: se mi parli da destra, devo ruotare con tutto il busto per guardarti. Un’unica gioia: falafel e kebbeh, che ho avuto modo di localizzare con estrema facilità grazie alla mia forzata permanenza presso quella meravigliosa città chiamata “Istanbul International Airport”, ampiamente documentata su Instagram. Instanbul. [mi aspetto delle risate].

Revisione del reel delle medaglie per poter stabilire quali includere nel video recap, da montare da lì a 8 ore. Chiudo il portatile, secondo volo, arrivo a Roma, la valigia non accenna ad arrivare ma poi, allo scadere dell’ultimo granello di speranza, eccola lì. Via verso Pescara, 2 ore di macchina, casa, computer, Da Vinci Resolve. Trasferimento del footage e del progetto, editing del video recap. Per una volta sono riuscito a montare il video dalla mia Workstation: se devo trovare un solo lato positivo in questa Odissea, eccolo qui. Con la musica già selezionata, clip dopo clip, ho tirato su 2 minuti e 30 secondi di “essenza di campionato”. Ciascun recap video condivide il medesimo processo, partendo da una pre-produzione sul posto, seguita ad una suddivisione dei nuclei tematici, poi ad uno scheduling di massima delle sessioni di ripresa e infine dalle effettive riprese. Una volta davanti alla timeline, in procinto di iniziare il montaggio, si riscrive il nucleo del video, decidendo dove mettere cosa e quando, ma soprattutto come (e perché). Montare a tempo di musica è certamente la cosa che mi riesce più naturale, per ovvi motivi, dunque le sequenze si alternano, si materializza un senso di montaggio. Un’altra cosa che questi video hanno in comune è il momento in cui cerco di “evocare” tutte le sensazioni, positive e negative, provate durante la fase di girato, per poterle convogliare nell’editing, facendomi in un certo senso guidare. Sembra una stronzata spiritualista a sentirla così, in realtà è una cosa molto concreta: in base all’esperienza che il campionato mi ha restituito decido di utilizzare una cadenza più o meno serrata nel montaggio, di lasciare più spazio al backstage piuttosto che alla gara e altre decisioni di questo tipo. In questo caso, ad esempio, ho deciso di dedicare l’intera parte finale dell’edit a record e medaglie, perché li ho percepiti come eventi piuttosto sentiti, in questo campionato. La cosa più importante è che, per una volta, sono riuscito ad effettuare il color grading del video dal mio monitor, riuscendo a spremere ogni bit delle riprese realizzate e potendomi dedicare a ben 4 giri di modifiche, ricercando quella famosa “lode”, che non mi conferirò mai.

Il video ve lo lascio qui, in chiusura di questo post, insieme al link al portfolio Kazan EuroSwim2021.

PER IL PORTFOLIO COMPLETO, CLICCA QUI:

Troverai anche l’Opening Video e i Reel, oltre che a due photogallery backstage!

Non c’è una vera e propria chiusura a questo post.

È il solito stream of consciousness, tipico dell’Alessio nerdino che è rimasto al 2006, ai tempi del suo primo blog, durante il liceo; ai tempi delle stronzate scritte su landofthelostthoughts.live.it, delle foto scattate con Ó.o (proprio lui, il Nokia 6600), che andavano ad arricchire e documentare le suddette stronzate. È rimasto a tempi migliori, in cui internet non era ancora “l’internetz” (citazione autorevole), in cui non si parlava di big likes, follower, ctr, reach, ads, leads, impression e di tutte queste minchiate e meta-minchiate che ci hanno intasato la vita, intossicandoci. Ora come allora, Alessio il nerd nostalgico scrive per se stesso e per chiunque abbia voglia di leggere. Scrive su un blog. Scrive per condividere esperienze, per portare fuori un pezzetto della vita di un “videàro”, nel 2021, in trasferta, durante un campionato che molti vedono attraverso le telecamere broadcast, in TV o in streaming, ma non dal “dietro le quinte”.

Ad ogni modo, so di essere estremamente anacronistico, difatti scrivo senza pretendere che ciò che scrivo venga letto. Se siete riusciti a leggere fin qui mandatemi un messaggio in privato su Facebook contenente il numero delle volte che compare la parola NOKIA in questo post, potreste essere estratti per vincere una scheda SD da 32 Megabyte rinvenuta all’interno del 6600.

Cheers

BONUS 2

Foto scattate con un telefono del 2019