Hannover

Poche altre volte mi sono sentito così coinvolto da un evento sportivo.
A bordo vasca c’era un’atmosfera di tensione che ti inglobava e ti lasciava a fluttuare nel corso degli eventi che si avvicendavano, da un estremo all’altro del campo.

Da dietro lo schermo del computer riuscivo a seguire tutto, nonostante avessi sempre qualcosa da fare. Seguo la Champions League di pallanuoto da ottobre, ho memorizzato nomi, squadre, allenatori, ho perso il conto dei “frammenti” di partite guardati in streaming, per lavoro, ma alla fine anche un po’ per interesse.

Sono sempre stato “interessato” allo sport e ne ho praticati diversi, fino ad un certo periodo della mia vita. Nonostante il buco nero dal quale sono uscito soltanto in parte, in quanto ho ancora da fare per tornare “in forma”, tutto sommato ho continuato a praticarne e ne pratico tuttora, ma ho sempre qualche rimorso per non aver spinto quando potevo ancora permettermi di spingere.

Ultimamente mi sto trovando spesso per lavoro a contatto con realtà sportive agonistiche e ciò mi sta dando molto da pensare. Non rimpiango di aver lasciato lo sport “serio” prima che diventasse “agonistico”, ma è bello essere parte di ciò che ruota intorno ad esso. È bello essere lì, rimbalzare da una parte all’altra della piscina, salire sul trampolino, scattare una foto, fare delle riprese, poi scendere di corsa perché intanto è finito il secondo tempo e devi tornare in postazione, poi una pausa, una boccata d’aria e di nuovo lì, dietro al computer.

Ripensavo alla scorsa Final8, a Genova: era era tutto così “nuovo” e strano. Ricordo la “naturale” confusione, le dinamiche che andavano delineandosi man mano, il lavoro le cose che sembravano chiarirsi e poi erano di nuovo fumose, per poi chiarirsi nuovamente. Ora sembra tutto molto più “normale”, per quanto in costante evoluzione.

Anni fa non avrei mai immaginato di “tornare” nel mondo del nuoto in questo modo, non da praticante dello sport ma da libero professionista: fotografo e videografo. Credo di aver sempre avuto una discreta capacità di adattamento ma mai come ora mi sto rendendo conto di quanto questa sia fondamentale nel mio lavoro. Attingendo un po’ da qui e un po’ da lì sono riuscito a crearmi una safe-zone nella quale riesco a muovermi e, nei limiti del possibile, a gestire gli eventi. Questo mi permette, in molti casi, di godermi anche il bello di una situazione prettamente lavorativa.

Qui, ad Hannover, per me “il bello” è stato sentirmi trascinato da una carica agonistica che non pensavo potesse coinvolgermi in questo modo. Ogni singola partita è stata carica di emozioni, anche a causa di sviluppi inaspettati, che non son mai mancati. Dai quarti di finale fino alla finale per il primo e secondo posto, vinta da una delle squadre di nuovo arrivo in Final 8, ai rigori e contro la vincitrice dello scorso titolo, sono stato per tutto il tempo con il fiato sospeso.

Poche volte mi sono sentito così coinvolto da un evento sportivo.

Vivere questi ambienti mi sta dando una motivazione sempre crescente a riprendere in mano il mio benessere fisico in toto, e riprendere a muovermi con costanza e determinazione. Spero di avere altre occasioni per poter godere di queste atmosfere così “particolari” e così particolarmente cariche di stimoli.

Who knows?

Vi lascio con qualche foto scattata durante una delle due occasioni che ho avuto per allontanarmi dalla postazione.

Queste qui sono in digitale

Queste invece le ho scattate a pellicola, con la Contax 167MT e il Kodak TRI-X 400 montato su.

Cheers.